A onor del vero

C’è un nastro da pasticceria che tiene legato lo sportellino del mio cruscotto. Arte dell’arrangiarsi, genialità del fai-da-te..o forzato anticonformismo dettato dalla maccheronica locuzione “pecuniae scarseggiant”? In ossequio alla verità, non ne ho idea, ma dico…”Boof”, che sarebbe la genuina simbiosi tra boh e puff, entrambi con significati ben precisi e giammai fuori posto. Guido fino agli scogli, l’odore del mare mi rilassa, ma la sua inalazione trascina con sè pensierifere polveri estranee e controproducenti, sicchè..meglio farsela alla larga, non è con una boccata d’aria che si spazza via l’ipossia. Una goccia di pioggia..ed è un segnale. C’è chi in un imprevisto legge un impedimento, io ci leggo un’opportunità. Mi sono avvicinato camminando, mi allontano correndo. A proposito, maggio si chiude con un incoraggiante attivo di centotrenta chilometri percorsi, non mi peseranno queste poche decine di metri fino alla macchina, anzi, all’autovettura. Un micio spelacchiato mi si para davanti, mi guarda sornione mentre attraversa la strada, mi fissa negli occhi come a dirmi..”..è davvero tutto qua ció che la vita ha da offrirmi?..no, io possiedo una libertà che non conosce paure..” Son d’accordo con te, amico mio. Non sono un tipo di persona poco pratica (vedi nastro-pasticceria) e non disdegno il bricolage. Mi affascina, è vero, tutto quel filosofico argomentare, ma a volte percepisco la sua impalpabile sterilità, soprattutto quando la mia mente crea. È pazzesco quello che puoi inventarti con un vasetto di colla e tanti fogli di carta ritagliati con le forbici. Lo faccio sorridendo e se ripenso a quando lo faccio, sorrido ancora, ma anch’io vorrei avere ogni tanto lacrime cadenti su porpora incontaminata..anch’io vorrei spacciare gentilezza a prezzo stracciato..ma il mio quotidiano è zuppo di rabbia e di odio, di nodi e di semicerchi, di alfabeti incompleti come i tasti d’un pianoforte rotto e di melodie distorte, dissonanti e sature di animosità e ruggine, stipate disordinatamente dentro un’anima nera più del buio che la avvolge. Nonostante ció, non demordo e non getto via quel briciolo di ottimismo che mi ha sempre reso una persona unconventional and open-minded. Sono di larghe vedute, eh..Non sono un bastardo, ma sto dalla parte dei conigli morti, è certo. Non cerco esattamente una terra promessa, ma un luogo al quale appartenere e che mi riconosca come suo. A sette anni poggiavo i pattini sulla prima panchina che capitava e me ne stavo da solo in piazza Europa, con l’armonica a bocca che non sapevo neanche suonare, ma era estate, ero piccolo..e possedevo un paio d’ali, come tutti i bimbi bravi nei loro sogni. E non ho smesso. Anche adesso sogno, come nelle belle storie, che una canzone metta tutte le cose al loro posto. E lo sogno, tutti i santi giorni.

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