Quando papà tornava a casa fischiava sempre. Questa percezione sensoriale acustica scandiva gradualmente anche il suo incedere e, seppur con una giustificata approssimazione, mi regalava anche l’intendimento delle distanze. Ecco come il verbo “sibilare” può diventare quindi transitivo. Lui sibilava lo spazio. E’ un po’ la stessa cosa che faccio io nei miei sogni quando sconvolgo la logica, gli attriti, gli spigoli, la grammatica, i suoni, le regole, il cielo e la terra. Tutto diventa una meravigliosa idea, un’attraente coscienza.
Puff.
Rieccomi in un ambiente che muta ad ogni semplice movimento delle palpebre. Provo a saltare, leggere, guardare un orologio, respirare, guardare lo specchio, spegnere o accendere la luce, urlare, ricordare come sono arrivato qui… ho voglia di controllare tutto questo. L’ho scoperto mercoledì sera, non prima. C’era un vento insolito, di quelli che strappano le foglie, che inumidiscono gli occhi e che trascinano i pensieri più profondi e più dolci in un abisso di dissolutezza, di leggero abbandono, di sregolatezza, di tutto ciò che si affaccia dal balcone dell’insicurezza e con la manina fa “ciao” verso l’inibizione. Quello stesso vento sbatteva irriverente le porte, anche quelle più lontane, d’altronde il complice silenzio di quell’orario concedeva questo ed altri soprassalti. La superficie del divano sembrava quasi più soffice, come se i petali di una rosa di carta avessero ammorbidito i suoi strati. Una luce fioca esaltava i contorni delle scoscese pareti del mio bicchiere, mentre mi lasciavo accarezzare da una palpitante esitazione. Consapevole lucidità di un istante dilatato…
Sicuro di essere davvero sveglio?
Le tue parole mi portano sempre in nuove realtá parallele. Realtá che ho sempre conosciuto anche io.. Ma tu le conosci meglio, e improvvisamente è come se qualcuno ti spiegasse una cosa che hai sempre conosciuto e ti rendessi conto che quel qualcuno conosce “la tua stessa realtá” molto meglio di te..