Cosa sono questi contorni sfocati? Cos’è questa opacità onnipresente, imperante? Perché riesco a percepire questa oscurità che mi circonda? Cos’è questo buio? Perché non riesco ad orientarmi? Io…che possiedo un innato senso dell’orientamento. Perché? Forse perché il buio e l’attesa possiedono lo stesso colore. E’ una lama che squarcia il mio petto e che resta conficcata in me, cinica ed orgogliosa di aver centrato il proprio bersaglio. Non è ansia, lo so. Conosco l’ansia e tendo ad identificarla come qualcosa di negativo, di angosciante, nel disperato tentativo di conservare qualcosa alla quale si tiene, quell’ansia non mi darebbe pace, vagherei senza meta, nello straziante tentativo di aspettare qualcosa che mi strapperebbe via il godimento del presente. No, non è ansia. E’ diverso. La vera attesa non fa altro che attenuare le passioni mediocri ed aumentare quelle grandi. Si nasce una sola volta. Non siamo padroni del nostro domani. Passiamo la vita a rinviare, rinviare, rinviare…per questo l’anima non si dà pace. E sarebbe capace di trascorrere un’intera vita così. Difficile da immaginare? Una vita sola esiste. Siamo qui per scoprirlo. Il pericolo è più grande delle speranze? Certo, è saggio conservare le mie forze per il domani e non osare tutto in un istante, che rischierebbe di portarmi via ognuna di quelle speranze. Occorre pensare, agire partendo dalle fondamenta. Bisogna costruire una casa di Felicità? E’ vero, ho scoperto che la stanza più grande è la sala d’attesa.