E’ notte o giorno? Il sonno custodisce un valore prezioso. Riesco a percepire uno strato di oscurità più spesso. I sogni invece concepiscono promesse che la realtà non è in grado di mantenere. Sento il cuore cominciare ad indurirsi come una pietra ed uno strato di domopak incellophanarlo a regola d’arte, come se volesse farsi scudo di ciò che potrebbe permearlo come riesce a fare la pioggia con il terreno. Il problema però di questa viscosa pellicola incolore è che ahimè appare trasparente e lascia intravedere l’anima di ciò che accade al suo interno, quasi come se fosse raggiungibile, nonostante la diafana patina che comincia inesorabilmente ad avvolgerlo. Tu-tùm tu-tùm tu-tùm…sono le frequenze di un suono debole quelle che riesco ad avvertire, un ritmo pulsante addomesticato da pareti che riflettono tenacemente la sua voce, un battito insonorizzato efficacemente da pareti spesse come lana di roccia. Come tutti i rumori ai quali l’udito è più sensibile solo se circondato dal silenzio, svanisce nel caos della quotidianità, cosciente di poter riaffiorare solo qualora la sensibilità venisse investita da una calma apparentemente asettica, da una pace leggera, da una quiete che si fa spazio, davanti agli occhi, con la veemenza di una piuma, come fanno a volte i capelli che sfiorano il viso solleticandolo. Riesco a stento a respirare e nonostante ciò a percepire quel battito svanire a poco a poco, nell’oblio della perplessità, nell’inconsistenza del tempo. Mi sveglio. Era un sogno. Oppure no.