A che penso quando corro? Penso a me che corro…e che penso. A cosa? A me mentre corro. Sembra contorto come quadro d’esecuzione, ma in realtà è semplice come la mollica di una schiacciatella di semola e quest’ultima, assai più disinvolta del condimento che spesso ospita, non stride mai col concetto di semplicità..anzi ne è portatrice sana..è elementare, candida, commestibile e comprensibile..come si fa a non apprezzare?..eppure i più sono invivacemente attratti dall’istituzionalità, dal rigore e dall’ufficialità del morbidino al burro, o al latte che dir si voglia. Questione di gusti? Ma quando mai..No..è solo come accendere la radio e trovare sempre lo stesso singolo a rotazione, altro che tormentone…Assillo è il suo nome d’arte. Le ossessioni peró, tutto sommato, un substrato di positivo lo possiedono. Senza di esse, a volte, probabilmente tanti traguardi rimarrebbero irraggiungibili. Io ho giusto un’ossessione, quella di guardare dentro le cose. Uno sguardo dentro, un profondo sguardo attraverso..spesso rivela dei particolari poco trascurabili. Al di là del bancone del bar, ad esempio, trovi una poltiglia rivoltante, in moto perpetuo, le cui molecole vengono mescolate dinamicamente per giorni e giorni..ci puoi scrivere sopra “creamy sensation” e ti risuonerà immediatamente appetibile, anche se si tratta di un insulso agglomerato di oltraggiose schifezze..olfatto, vista e gusto possono cadere in inganno..udito e tatto se ne chiamano fuori diplomaticamente..ma IL senso, per intenderci quello al cancelletto di partenza con la pettorina numero sei, quello no, non ne resta meravigliato, nè affascinato..conserva obiettività, custodisce quella briciola di necessario discernimento e genera il suo progetto di giudizio..una bozza veloce, è chiaro, ma..niente condannàti o assolti, soltanto una sommessa presa di coscienza..una carezza ed una parola di conforto..Lù, è lo stesso procedimento attraverso il quale ti illudi di saper distinguere l’apparire dall’essere. Niente di che, eh!?! Tranquillo, che nessuno ti spaccia per uno di quei gattopardeschi-sedicenti-inutili-appariscenti involucri, incapaci sia di pensare che di dispensare. Tu sei tu. Tu lo sai come si mettono le stelle in cielo, non è un segreto, non ci vuole scienza, ma conoscenza e coscienza, un frullato di bàttiti servito in modo cortese, elegante, irresistibile. Non occorrono squadretta e goniómetro, serve solo quel “tchìch” [da emettere rigorosamente con il labbro inferiore in posa innaturale o naturalmente storta]..Come faccio a descriverne l’esatta inclinazione?..buh..mi aiuto con l’illustrator, con l’indesign?..col photoshop? D’altronde sulla mia business-card campeggia il titolo di Creative Designer…capirai!..ai poster l’ardua sentenza.